Un convegno...

Ciao a tutti! Stavolta voglio rendervi partecipi di un'interessante conferenza a cui ho avuto la fortuna di assistere proprio ieri. L'occasione è stato l'arrivo a Rieti, la mia città per chi non lo sapesse, di un illustre economista di nome Riccardo Moro.

Bene, il suo intervento è stato molto interessante, sia perché ha fatto il punto, a parole semplici, su come sia nata la crisi economica che tutti stiamo vivendo, sia su quali siano le souzioni più etiche al problema. Di seguito vi metto un articolo che ho pubblicato oggi sull'edizione Lazio Nord de Il Tempo.

E’ stato un richiamo alla responsabilità etica della finanza e alla necessità di tenere ancora duro perché “questa crisi probabilmente è ancora solo all’inizio”. A parlare è il professor Riccardo Moro, economista di fama e presidente della fondazione Giustizia e Solidarietà, che ieri mattina ha tenuto una conferenza, intitolata “I soldi sono tutto?”, nell’auditorium Varrone di Rieti. L'appuntamento è stato organizzato dall'assessore Lidia Nobili e dalla filiale reatina della Banca d'Italia.

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“Il mercato finanziario è stato avvelenato da titoli spazzatura nascosti ad arte all’interno di pacchetti di qualità – ha detto Moro – Tutti compravano, ma pochissimi sapevano la verità. Quando però il mercato immobiliare statunitense si è sgonfiato, ha trascinato in basso il valore di mutui e case, trasformando molti titoli in carta straccia".
Moro, inoltre, ha lanciato l’allarme sull’effetto “domino” che una crisi all’inizio solo finanziaria, sta ora avendo sull’economia reale, in particolare nel settore dell’automobile.
“La flessione nelle vendite delle auto si ripercuoterà su tutte le aziende e sulle famiglie, perché con i primi licenziamenti di massa, partirà un effetto a catena difficile da fermare. L’unica soluzione è agire subito con aiuti pubblici, salvare le banche che sono indispensabili al sistema e ridare fiducia ai mercati”.
Ma l’aiuto pubblico pone dei problemi etici: “I soldi pubblici sono per definizione di tutti, ma in particolare sono dei più poveri, di quelli cioè che non possono pagarsi scuole e sanità private - spiega ancora Moro - Se noi togliamo risorse al pubblico per darle alle banche, dobbiamo vincolarne le azioni. Non bisogna aiutare chi è ricco e ha speculato, ma agire sulle leve della maggiore occupazione e della domanda aggregata, in special modo di quella relativa ai beni durevoli. Questo sarebbe un modo etico per ripartire, ma per farlo c'è bisogno di accordi internazionali più vasti possibili e non limitati ai soli G8 o G20”.


Aggiungo che una parte del discorso è stata riservata ai paradisi fiscali, che ho scoperto essere anche molto meno esotici delle famose isole dei Caraibi (alzi la mano chi non mai sentito parlare delle Cayman...). Ci sono infatti paradisi senza tasse anche nella civilissima Europa come le isole britanniche della Manica o la portoghese Madeira. Per Moro, e mi trova d'accordo, questi paradisi devono scomparire. Perché permettono l'illegalità diffusa e il riclaggio, perché arrivano soldi sporchi (da banchieri e finanzieri corrotti, ma anche da mafiosi e criminali di ogni risma) e ne escono immacolati. Tanto nessuno sa da dove vengono.

Ma al di là della questione etica, che può anche non essere condivisa, l'erosione dei paradisi fiscsali diventa una priorità se vogliamo instaurare un nuovo corso economico più equo e controllato. Un sistema che non potrò tollelare troppi buchi neri o vie di fuga. Ovvio che qui siamo nell'utopia spinta, ma già è tanto che se ne parli pubblicamente.

Voi che ne pensate?

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