Di nuovo in tv e poi gli auguri di Natale...

Arieccomi qui! Oggi volevo rendervi partecipi della mia ultima comparsata in televisione, sulla rete locale Rtr. Di cosa ho parlato? Lavoro precario, colloqui di lavoro ai confini della realtà e diritti negati: insomma la solita minestra^^.

Considerando che Rtr è diffusa solo a Rieti e dintorni, mi sembra doveroso inserire il video del mio intervento. Così tutti quelli interessati potranno vederlo. Ovviamente aspetto i vostri commenti e le vostre storie! Questo blog ha bisogno di voi!



Poi, visto che è periodo, vi voglio fare anche gli auguri. Ovviamente nello stile "precario" di questo blog! E speriamo che il 2009 sia migliore di quest'anno che sta finendo. A ben guardare il nuovo anno non si dovrà impegnare molto per essere migliore del 2008...



P.S. Ingozzatevi di panettoni, che del doman non c'è proprio certezza!

Un colloquio dell'altro mondo...

Oggi vi stupirò con gli effetti speciali. Avete presente il polverone mediatico sollevato dalla mia piccola iniziativa di mettermi in vendita su e-bay? Immagino di sì, anche perché senza di quella questo blog non esisterebbe e voi non sareste qui a leggere i miei post. Bene, la settimana scorsa sono stato a Roma per un colloquio. Il primo e unico colloquio che abbia fatto dopo essere finito su giornali, radio e televisioni... Vabbeh, si tratta di un piccolo free-press romano, poca roba ma sono curioso e ho bisogno di lavorare. Mi contatta una ragazza prima via mail e poi al telefono e fissiamo l'incontro. Capisco che ha più o meno la mia età e quasi subito mi confessa di essere una stagista. A titolo gratuito peraltro. Anche qui niente di strano, gli stagisti (me incluso, quando lo sono stato) ormai sono legioni e muovono l'economia nazionale.

Insomma arrivo nella "redazione" (un buco di due metri per due) e mi siedo per il colloquio e indovinate chi mi fa la selezione? La stagista! E io sarei dovuto diventare il suo capo! Ma si può? Del proprietario/editore neppure l'ombra. Qualcuno si sarebbe alzato dalla sedia a quel punto, ma io sono educato e curioso, per cui vado avanti. La ragazza mi fa delle domande e parliamo con tranquillità, lei si dimostra professionale e le sono grato per questo. Io cerco di far presente che magari potrei tornare per "discutere dei dettagli con chi paga", ma la mia allusione cade nel vuoto. Poi ci salutiamo e mi metto ad aspettare notizie.

Come è finita? Che il lavoro lo hanno dato ad un altro (chi pensa che abbiano trovato l'ennesimo pollo gratis, alzi la mano. Io ne alzo due per sicurezza!) e che la ragazza ha litigato con il capo e se n'è andata sbattendo la porta. Direi che ha fatto proprio bene. Un proprietario che non fa neppure i colloqui, è quantomeno un lavativo e probabilmente un bandito.

La morale? Oggi in Italia gli stagisti (l'ultimo anello della catena alimentare del lavoro e la più sfruttata) fanno pure la selezione del personale. Il prossimo passo sarà avere un amministratore delegato stagista...

Dieci anni buttati, una storia di precariato...

Precariato: questa è una storia come tante, una di quelle che ogni giorno migliaia di giovani vivono sulla propria pelle. Come questa testimonianza di Natalia Bandiera, che ho trovato sul sito del Barbiere della Sera. Si commenta da sola ed è l'esatta quanto desolante descrizione del mercato del lavoro e dell'informazione oggi in Italia. Leggete fino in fondo e se quando siete arrivati all'ultima parola non siete incazzati neri, beh allora siete più calmi del Buddha in persona...


Clicca QUI per leggere la storia di Natalia

Un'intervista

Eccoci di nuovo qui! Oggi ho deciso di mettere in linea un'intervista che mi è stata fatta da un mio amico di lunga data, che da qualche anno insegue il sogno di diventare uno scrittore. In fondo questo blog parla in buona parte di sogni, quindi direi che ci sta bene.

Si chiama Guido Itari e ha pubblicato il suo primo libro "Terra Madre" (di cui ho scritto l'introduzione). Se dopo aver letto l'intervista, siete curiosi di conoscere qualcosa in più su di lui, potete cominciare dal link della sua casa editrice

Clicca QUI


Buona lettura!

"Intervista al giovane Luca Francescangeli, giornalista precario che ha voluto mettere la sua voglia di lavorare in vendita su Internet, di GUIDO ITARI

Luca Francescangeli è un ragazzo di Rieti di 28 anni, laureato a pieni voti con master in Scienze della Comunicazione. Ha lavorato per giornali quali La Nazione, Il Tempo ed il Corriere dell’Umbria (oltre al Corriere del Tevere, L’Italiano Newspaper, Umbria TV e ad altre esperienze meno significative). Luca è un precario, da sei anni, e periodicamente è costretto, come tanti giovani, a delle lunghe “vacanze forzate” in attesa del rinnovo del contratto da parte del giornale per cui lavora, di volta in volta. Dopo altri due mesi di disoccupazione e, come dice lui, di ritorno forzato all’adolescenza nella calda atmosfera del focolare domestico, ha deciso per una mossa provocatoria, che solo superficialmente potrebbe essere detta disperata. Ha messo la sua voglia di lavorare all’asta su internet, sullo stesso portale dove una starletta, di cui non ricordo il nome, ha messo in vendita la verginità qualche tempo fa. Con il ritorno mediatico che ha avuto la mossa di Luca si è rivelata una fantastica dimostrazione dell’inadeguatezza normativa e della mancanza di tutele nell’attuale mercato del lavoro, ma anche della confusione informativa propostaci di giorno in giorno dai media. Luca infatti è stato messo in vetrina più di quanto sperasse, per far fare notizia a quelli che voleva tornassero suoi colleghi, e non ha ricevuto serie proposte di lavoro in cambio, almeno per il momento. Se voleva dimostrare come ha detto che i giovani, anche laureati a pieni voti con master ed esperienza, sono oggi considerati “merce intercambiabile”, al limite delle commodities, non poteva trovare modo migliore. Inoltre ha mostrato una brutta contraddizione del mondo d’oggi: il giornalista che fa notizia perché non può fare il suo lavoro, che da autore di articoli passa a loro oggetto, è la dimostrazione vivente di quanto oggi venga considerato importante comunicare e di come, al contempo, si comunichi qualsiasi cosa, senza neanche pensare a reali contenuti e messaggi.

“Sono riuscito ad emergere, anche se per poco, dalla folla anonima di questuanti del lavoro. – ci racconta Luca – Ho acceso i riflettori su me stesso e su una realtà che coinvolge milioni di ragazzi come me. E ci sono riuscito dalle periferie dell’impero, da una cittadina come Rieti, a dimostrazione che il villaggio globale esiste anche qui”.

E quali erano gli obiettivi che ti eri dato, sia per te che per gli altri nella tua situazione?
“Volevo attirare l’attenzione su un problema che va affrontato e risolto. Speravo di raccogliere anche qualche interessante offerta di lavoro, ma quella non è arrivata. Qualcosa si è mosso, ma solo piccole opportunità. Diciamo niente che valesse lo sforzo fatto”.

Quindi è possibile fare un primo bilancio?
“Tanta visibilità e tanta solidarietà da parte di ragazzi e ragazze che sono nella mia stessa situazione o che comunque capiscono le difficoltà in cui viviamo. Se dovessi misurare la mia provocazione con il metro del lavoro trovato, dovrei parlare di un fallimento. Ma il mio obiettivo principale non era trovare lavoro, quindi sono soddisfatto di come è andata, anche se sono consapevole che potesse finire meglio”.

Per quanto riguarda i tuoi potenziali datori di lavoro, come pensi che abbiano accolto il tuo gesto?
“Penso che qualcuno si sia infastidito. I datori di lavoro non amano che i precari alzino la testa. Noi siamo solo numeri sostituibili e i numeri sostituibili non rompono le scatole. Per fortuna, ho generato anche della curiosità, sintomo che al mondo c’è ancora una certa quantità d’intelligenza residua”.

Tra i lavoratori non tutti hanno accolto con simpatia la tua iniziativa. Sebbene siano pochi, c’è comunque nell’ambiente chi pensa che “la gavetta l’hanno fatta tutti” e che tu abbia voluto “solo attirare l’attenzione”…
“Quelli che parlano di gavetta hanno perfettamente ragione: io la mia l’ho già fatta, ora voglio lavorare. E anche sull’attirare l’attenzione hanno ragione: era esattamente quello che volevo ed è quello che sono riuscito a fare”.

Hai avuto segni di un serio interesse da parte di istituzioni, personalità della politica o sindacati?
“C’è stato interesse da parte di alcune piccole sigle sindacali, ma nessun impegno”

Pensi veramente che il tuo gesto possa essere d’aiuto a tutti? Perché?
“Penso che si debba parlare di più e più seriamente di precariato in Italia. Perché il problema non è solo l’oggi, ma il domani. Cosa succederà tra venti/trent’anni se non cambieremo modello? Come potremo supportare milioni di persone in là con gli anni che non hanno pensioni, case di proprietà e neppure certezza di uno stipendio mensile? I costi sociali sarebbero enormi, probabilmente insostenibili per lo Stato e la società civile. Ognuno deve fare la sua parte. Da parte mia, ho aperto un blog all’indirizzo www.noiprecari.blogspot.com. E’ una piccola iniziativa, ma spero possa diventare una piazza in cui i precari come me si ritrovano e cercano soluzioni”.

Guardando all’immediato futuro, cosa pensi di fare ora per te? E per gli altri?
“Mi concentrerò sul blog e continuerò a cercare di rappresentare la voce di tutti i precari come me”.

Non si va verso tempi migliori, almeno per un paio d’anni. Consigli da dare?
“Teniamo duro e andiamo avanti. Se avete dei sogni, conservateli con gelosia. Non permettete a nessuno di portarveli via o di dire che non servono a nulla. Ci vuole molta più forza per inseguire un sogno che per metterlo da parte. Soprattutto se vivi a Rieti”.

Adesso una domanda da colloquio di lavoro: dove e come ti vedi tra cinque anni?
“Mi vedo sottopagato, sfruttato e deluso. Spero di poter ancora fare il giornalista e lotterò fino all’ultimo per riuscirci. Quantomeno potrò dire di non essermi arreso”.

Guido Itari
(Mondo Sabino, dicembre 2008)"

La naufraga Luxuria...

Stavolta non voglio parlare di precariato nè lanciare peana.

Vi volevo rendere partecipi di un piccolo commento che ho scritto per webtribune sul binomio Luxuria-Isola dei Famosi. Visto che in questi giorni in Italia non si parla d'altro, ho voluto anch'io dire la mia. Come sempre ogni commento è bene accetto.

Clicca QUI per vedere il mio articolo

Il post-vendita


E' ufficiale, la mia vendita on line su E-bay è stata chiusa venerdì sera e ora non sono più notizia. Sono stati giorni strani e qualche volta convulsi, ma ora sono passati e, superato un week-end di decompressione, voglio tirare un bilancio dell'esperienza.


Prima di tutto il lavoro: sono disoccupato esattamente come 15 giorni fa e il lunedì continua ad essere il giorno più duro da affrontare. Qualche proposta di lavoro, in realtà, è arrivata. Ma sono quasi tutte piccole cose, mentre l'occasione vera che attendevo non si è fatta viva. Sono arrivate anche delle promesse, alcune allettanti. Ma le promesse non riempiono il carrello della spesa. Peccato, ma quantomeno ho fatto tutto quello che potevo. Non ho rimpianti. La mia disoccupazione non dipende da me.


Il dato positivo è quello della solidarietà. Tanta gente mi ha scritto e mi ha spronato e incoraggiato ad andare avanti con i miei sogni anche se il mondo si diverte a prenderti a badilate in faccia. Molti li ho già ringraziati uno a uno, ma qui ci tenevo a ricordarli di nuovo.


Ora si riapre il problema di cosa farò oggi, domani, dopodomani e via dicendo... La risposta è che non lo so. Continuerò a mandare cv e a sperare, non c'è dubbio. Ma vi dirò che ho anche fatto delle domande per l'estero e ho tutta l'intenzione di partire, se avranno buon esito. Mi dispiace e mi preoccupa perché l'Italia è il mio paese e ci vivo bene, ma l'immobilità e una vaga sensazione di fallimento mi spaventano molto di più della prospettiva di diventare un apolide.
Vorrei però continuare a tenere questo piccolo blog, cercando di far incontrare ragazzi e ragazze che hanno i miei stessi problemi e sogni. Questo però non dipende solo da me, diepnde anche da tutti voi che leggete e magari vorrete lasciare un commento.
Alla prossima,
Luca


Un Qualche Ospite...

Tanto per cambiare registro, farci due risate e far capire al mondo che i precari non sono solo degli inguaribili musoni (beh quasi tutti: io sono un inguaribile musone per esempio^^), vi posto con grande piacere il contributo di uno dei miei blogger preferiti, qualcosadelgenere.

Se non lo conoscete dovete assolutamente fare un salto nel suo spazio (c'è il link tra i siti solidali) e se siete di quelli che amano il puro sarcasmo, condito con una buona punta di cinismo e spolverato di fancazzismo, allora è il blog che fa per voi! (E se non vi piace che v'importa? In fondo è gratis...)

"cristina.

Per il compleanno della mia ragazza decido di regalarle una borsa che aveva visto qualche settimana fa in centro; una di quelle pochette di fronte alle quali la tua donna ha quel genere di reazioni che ti fanno capire che finora a letto ha sempre simulato.

Ad ogni modo, vado al negozio e mi informo sul prezzo: 400 euro, risponde il commesso dal portamento austero e impettito, come se avesse un bastone su per il culo. "È di pelle di coccodrillo" − aggiunge. Provo ad obiettare che − a meno che il signor Vuitton non abbia lottato a mani nude contro il rettile, rotolandosi in un pantano subtropicale a rischio della sua stessa incolumità (di Vuitton, non del coccodrillo) (anzi no, del pantano) − non vedo cosa possa far aumentare di così tanto il valore di un oggetto destinato, nella più rosea delle prospettive, a contenere un tampax e un fondotinta.

Drogare un animale per poi mercificare biecamente sul suo corpo è un gesto a dir poco riprovevole, se l'animale in questione non è una turista svedese con la quarta di reggiseno a cui hai infilato del gamma-idrossibutirrato nel gintonic.

Ma il commesso non pare interessato alle mie argomentazioni e, nell'indicarmi l'uscita, mi sorride bonario. Come se avesse un bastone su per il culo.

Così con gli stessi soldi le ho regalato un mese di Cristina, trentunenne interinale in un call-center. La mia ragazza la chiama quando le pare per chiederle qualunque cosa: che ore sono, quanta noce moscata ci va nella besciamella, qual è il participio passato di soccombere. (Anzi no, di pantano). Ha una laurea in giurisprudenza, parla tre lingue e − d'accordo − non saprà lottare a mani nude contro un coccodrillo, ma quando fai tre part-time per arrivare a fine mese tendi a sbattertene il cazzo dei tuoi sentimenti di rivalsa verso la fauna palustre.

Oh, inoltre anche lei può contenere un tampax".

Di ritorno da Rai Uno...

Che faticaccia! Non pensavo che fosse così stressante passare una giornata in Rai... Alla fine non ho fatto nulla, ma mi sembra di aver spostato una montagna! La tensione nervosa gioca brutti scherzi. La televisione logora, ma è stata una bella occasione. Peccato che la diretta sia andata molto più lunga del previsto e il mio intervento è stato uno di quelli che è stato "asciugato" al massimo. Peccato, il rimpianto maggiore è quello di non aver potuto dare l'indirizzo di questo blog....

Vabbeh intanto beccatevi il mio intervento dal buon Giletti e se avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate.

Ora vado a collassare. Che fatica fare il disoccupato famoso^^

P.s. di offerte di lavoro ancora nulla... possibile che neanche mamma Rai possa qualcosa?


I primi ospiti

Vi segnalo due interventi che ospito con grande piacere.

Il primo è quello del caustico, eccessivo, roboante (insomma mettete un po' di aggettivi a casaccio e avrete la formula giusta^^) ma sempre precario Matteo Platone Pascoletti, che mi ha dedicato uno spassoso quanto arguto post ad hoc nel suo bel blog.

Lo trovate qui, alla voce "Precario":

http://matteoplatone.splinder.com/

Poi pubblichiamo il contributo di un'amica che supporta il nostro blog:

"Forse non ci crederete, ma quando il dissidente Solgenitsin girava il mondo,sempre in pericolo per la propria vita in epoca di guerra fredda e cortina di ferro,in una conferenza lo sentii esaltare in ogni modo la cultura, lo studio e il sapere. Una cosa, ci disse, è pulire i cessi e , dopo, andare a leggere Platone; altra cosa è pulire i cessi, e basta. Mai recriminare il fatto di aver studiato : le idee di cambiamento vengono da chi sa, non da chi ignora.La scrivente ha conosciuto la condizione di precaria per quasi dieci anni, ma non ha mai minimamente dubitato che prima o poi ce l'avrebbe fatta. Certo, il momento è assai duro. Ma chi lo può cambiare se non voi giovani ? Dimenticate l'insegnamento dei padri, ammoniva Quasimodo già molti anni fa. Perciò nuove regole, nuove strategie, ma sempre la stessa fiducia in voi stessi. Ciao a tutti".
Claudia Lanci

Grazie della tua partecipazione Claudia!

Ospite a RTR

E già che ci sono vi inserisco anche un mio intervento a RTR, la rete locale di Rieti e dintorni, dalla quale sono stato ospitato venerdì scorso. L'argomento è sempre la mia vendita all'asta e la condizione dei precari oggi in Italia.

Sorvolate sul conduttore che mi chiama GIANLUCA invece che Luca, purtroppo ho cercato di spiegarglielo anche con i disegnini come mi chiamo, ma non c'è stato verso... Come direbbe qualcuno: che amarezza!

Parte I


Parte II

Ospite a Rai Uno!

Ciao a tutti! Vi volevo avvertire che domani sarò ospite su Rai Uno a Domenica In nello spazio con Giletti, tra le 14 e le 15. Parlerò dei precari e dei loro problemi e della difficoltà di trovare un lavoro vero.

E' una grande occasione per accendere i riflettori sulle difficoltà dei giovani precari. Se vi va, date un'occhiata alla trasmissione e poi ditemi su questo blog cosa ne pensate. La vostra partecipazione è fondamentale! Insieme possiamo cambiare le cose.

E per ingannare l'attesa vi linko il servizio andato in onda questa mattina su Sky Tg24:

http://tg24.sky.it/tg24/spettacolo/2008/11/15/Repotter_diffuso_le_notizie_dal_web.html

Che ne pensate?

il blues del precario

Quando sei entrato per la prima volta a scuola ti hanno detto:

“Impara, figlio mio, e farai strada”

Quando hai continuato alle superiori ti hanno detto:

“Studia, figlio mio, e farai strada”

Quando hai deciso d’iscriverti all’università ti hanno detto:

“Faremo dei sacrifici, figlio mio, ma tu diventerai qualcuno”

Poi ti sei laureato, hai provato a lavorare e ti hanno sottopagato, sfruttato, affamato, tradito.

Questa è la storia di un precario. Uno qualunque, uno di noi. Uno di quelli che lotta ogni giorno per riempire il carrello della spesa, che non può permettersi una casa in affitto, che ha terrore del futuro.

Raccontacela su questo blog, qui tutti hanno libertà di parola. Qui sei tra amici.

con le mani piene

noiPrecari siamo in tanti, un fiume di ragazzi in un mare di merda. Si sa che certe cose puzzano, di terra sopra ce ne buttano tanta, ma non ci faremo seppellire..
noiPrecari siamo forti, ma abbiamo in tasca solo sogni e fazzoletti, che poi la differenza a volte..
noiPrecari dobbiamo tener duro, sappiamo che costa fatica, ma abbiamo in mano...la vita.

Copyright © 2008 - noiPrecari - questo blog è curato da Luca Bianchini
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