Il precariato continua, ma questo blog finisce qui...

noiPrecari chiude. E’ passato un anno da quando mi sono messo all’asta su E-bay come giornalista in vendita e da quando ho deciso di aprire questo spazio on line. Ora credo di essere arrivato in fondo alla storia. L’idea era quella di raccogliere i miei pensieri e quelli di uomini e donne precari come me, cercando di costruire uno spazio condiviso, fedele all’idea che raccontare i propri problemi sia il primo passo per superarli. In parte, credo di aver aggiunto i miei obiettivi. Alla fine di questo percorso, mi ritrovo con una quarantina di post, circa 5mila visite, un po’ di commenti e testimonianze e ancora neanche uno straccio di lavoro… Vabbeh, d’altronde lo scopo di questo blog non era e non è mai stato quello di fare da ufficio di collocamento, quindi va bene com’è andata.

Cos’è cambiato nell’ultimo anno? Credo davvero poco. I precari e gli atipici sono sempre più sfruttati e un po’ più vecchi di quanto non fossero a fine 2008. Con meno prospettive e con quell’amaro in bocca che non t’abbandona mai. Prima non c’era la crisi, ora c’è la crisi, ma chi paga sono sempre i giovani, che escono ed entrano dai posti di lavoro manco fossero le stanze di una casa di tolleranza. Quello che spero sia cambiato in questo anno è la consapevolezza. La consapevolezza di essere usati come carne da cannone. La consapevolezza che porta a voler cambiare le cose, ognuno nel suo piccolo certo, ma spinti da una volontà di reale mutamento.
L’Italia è un paese basato sulla gerontocrazia, ma prima o poi, inevitabilmente, la nostra generazione, quella di chi ha oggi tra i 35 e i 20 anni, prenderà le redini di questo paese e sarà lì, proprio in quel momento, che dovremo dimostrare d’essere migliori di chi ha combinato questo disastro. Ma dobbiamo cominciare subito a cambiare prospettiva o domani potrebbe essere troppo tardi. Non credo sia un discorso di destra o di sinistra, penso che le bandiere qui non c’entrino nulla.
C’è in ballo il nostro futuro e il futuro ha tutti i colori dell’arcobaleno.

Direi che è tutto. Continuate a vivere, lottare e sognare gente. Perché la montagna di guano che ci sovrasta non potrà mai cambiare la nostra intimità e i nostri desideri più profondi, quello che davvero siamo. Quel “singolo centimetro, che è piccolo e fragile ed è l’unica cosa al mondo che valga la pena avere”, come ha scritto un grande narratore come Alan Moore.

La parabola di noiPrecari finisce qui, salvo difficili quanto improbabili colpi di scena. E vorrei lasciarvi così come abbiamo iniziato, dodici mesi fa, con la storia di un ignoto e stanco giornalista, che decide di mettersi all’asta su E-bay. Una bella provocazione e una bella storia.

In bocca al lupo a tutti voi!


4 commenti:

Dario ha detto...

Mi spiace che questo blog chiuda, ma come ogni buona cosa che abbia un inizio...
Importante è stato sensibilizzare noi lettori con questo messaggio di solidarietà, nonché di protesta contro un sistema che fa acqua dappertutto. L'ambito lavorativo è quello che ci tocca maggiormente, credo, perchè come si suol dire "Il lavoro nobilita l'uomo", pertanto la sua mancanza ci lascia senza un'identità sociale ben definita e senza una prospettiva futura... insomma è inaccettabile.

Sicuramente chi tiene le redini del giogo oggi non è certo, grazie al Cielo, imperituro, perciò saluto questo blog con un detto che di norma risulterebbe cinico e opportunistico, ma in questo contesto lo vivo con un sentimento di speranza vera per il futuro "Mors tua, vita mea".
Un abbraccio Luca!

Anonimo ha detto...

ma il punto è: in un anno non sei riuscito a trovare il lavoro dei tuoi sogni o non sei riuscito a trovare un qualsiasi lavoro? nel primo caso, credo che tu stia sbagliando a impuntarti, sopratutto in un momento del genere dovresti accontentarti di quello che trovi e ringraziare, invece di restare a carico dei tuoi inseguendo un sogno. nel secondo caso, invece, mi viene da dire che forse non sai cercare, perchè lavori in giro se ne trovano...

Mariagiovanna Ferrante ha detto...

Mi dispiace che noiPrecari chiuda. Anch'io sono una giornalista professionista e precaria nella bolgia dei nuovi precari sfornati ogni anno dalle scuole di giornalismo con la falsa promessa che, proprio grazie alle scuole, il giornalismo non sarebbe più stato una casta... Vero solo per chi si sa vendere bene, in ogni modo. Per chi ha solo a cuore la rettitudine, la verità, l'inchiesta, non c'è spazio nell'informazione italiana. Ma l'Odg dice che, chi è giornalista per professione, deve fare solo questo a costo di morire di fame. Qualcuno mi ha convinto a diventare free lance, e vendo la mia professionalità come ufficio stampa a meno di mille euro al mese sognando un mondo che non c'è. Con la certezza che, quando le cose andranno finalmente nel verso giusto, ci diranno di lasciare spazio ai giovani.

ioPrecario ha detto...

Grazie a tutti per i vostri commenti. E' gratificante sapere che qualcuno ti legge e poi ti risponde. Il punto è aprire un dialogo, che come tutti i dialoghi può essere più o meno in linea con le nostre posizioni di partenza, ma l'importante è aprire un canale. Questa era la missione del mio piccolo blog e spero, almeno in parte, d'esserci riuscito.

Buona vita a tutti e difendetela con i denti!

Luca

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