Un'intervista

Eccoci di nuovo qui! Oggi ho deciso di mettere in linea un'intervista che mi è stata fatta da un mio amico di lunga data, che da qualche anno insegue il sogno di diventare uno scrittore. In fondo questo blog parla in buona parte di sogni, quindi direi che ci sta bene.

Si chiama Guido Itari e ha pubblicato il suo primo libro "Terra Madre" (di cui ho scritto l'introduzione). Se dopo aver letto l'intervista, siete curiosi di conoscere qualcosa in più su di lui, potete cominciare dal link della sua casa editrice

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Buona lettura!

"Intervista al giovane Luca Francescangeli, giornalista precario che ha voluto mettere la sua voglia di lavorare in vendita su Internet, di GUIDO ITARI

Luca Francescangeli è un ragazzo di Rieti di 28 anni, laureato a pieni voti con master in Scienze della Comunicazione. Ha lavorato per giornali quali La Nazione, Il Tempo ed il Corriere dell’Umbria (oltre al Corriere del Tevere, L’Italiano Newspaper, Umbria TV e ad altre esperienze meno significative). Luca è un precario, da sei anni, e periodicamente è costretto, come tanti giovani, a delle lunghe “vacanze forzate” in attesa del rinnovo del contratto da parte del giornale per cui lavora, di volta in volta. Dopo altri due mesi di disoccupazione e, come dice lui, di ritorno forzato all’adolescenza nella calda atmosfera del focolare domestico, ha deciso per una mossa provocatoria, che solo superficialmente potrebbe essere detta disperata. Ha messo la sua voglia di lavorare all’asta su internet, sullo stesso portale dove una starletta, di cui non ricordo il nome, ha messo in vendita la verginità qualche tempo fa. Con il ritorno mediatico che ha avuto la mossa di Luca si è rivelata una fantastica dimostrazione dell’inadeguatezza normativa e della mancanza di tutele nell’attuale mercato del lavoro, ma anche della confusione informativa propostaci di giorno in giorno dai media. Luca infatti è stato messo in vetrina più di quanto sperasse, per far fare notizia a quelli che voleva tornassero suoi colleghi, e non ha ricevuto serie proposte di lavoro in cambio, almeno per il momento. Se voleva dimostrare come ha detto che i giovani, anche laureati a pieni voti con master ed esperienza, sono oggi considerati “merce intercambiabile”, al limite delle commodities, non poteva trovare modo migliore. Inoltre ha mostrato una brutta contraddizione del mondo d’oggi: il giornalista che fa notizia perché non può fare il suo lavoro, che da autore di articoli passa a loro oggetto, è la dimostrazione vivente di quanto oggi venga considerato importante comunicare e di come, al contempo, si comunichi qualsiasi cosa, senza neanche pensare a reali contenuti e messaggi.

“Sono riuscito ad emergere, anche se per poco, dalla folla anonima di questuanti del lavoro. – ci racconta Luca – Ho acceso i riflettori su me stesso e su una realtà che coinvolge milioni di ragazzi come me. E ci sono riuscito dalle periferie dell’impero, da una cittadina come Rieti, a dimostrazione che il villaggio globale esiste anche qui”.

E quali erano gli obiettivi che ti eri dato, sia per te che per gli altri nella tua situazione?
“Volevo attirare l’attenzione su un problema che va affrontato e risolto. Speravo di raccogliere anche qualche interessante offerta di lavoro, ma quella non è arrivata. Qualcosa si è mosso, ma solo piccole opportunità. Diciamo niente che valesse lo sforzo fatto”.

Quindi è possibile fare un primo bilancio?
“Tanta visibilità e tanta solidarietà da parte di ragazzi e ragazze che sono nella mia stessa situazione o che comunque capiscono le difficoltà in cui viviamo. Se dovessi misurare la mia provocazione con il metro del lavoro trovato, dovrei parlare di un fallimento. Ma il mio obiettivo principale non era trovare lavoro, quindi sono soddisfatto di come è andata, anche se sono consapevole che potesse finire meglio”.

Per quanto riguarda i tuoi potenziali datori di lavoro, come pensi che abbiano accolto il tuo gesto?
“Penso che qualcuno si sia infastidito. I datori di lavoro non amano che i precari alzino la testa. Noi siamo solo numeri sostituibili e i numeri sostituibili non rompono le scatole. Per fortuna, ho generato anche della curiosità, sintomo che al mondo c’è ancora una certa quantità d’intelligenza residua”.

Tra i lavoratori non tutti hanno accolto con simpatia la tua iniziativa. Sebbene siano pochi, c’è comunque nell’ambiente chi pensa che “la gavetta l’hanno fatta tutti” e che tu abbia voluto “solo attirare l’attenzione”…
“Quelli che parlano di gavetta hanno perfettamente ragione: io la mia l’ho già fatta, ora voglio lavorare. E anche sull’attirare l’attenzione hanno ragione: era esattamente quello che volevo ed è quello che sono riuscito a fare”.

Hai avuto segni di un serio interesse da parte di istituzioni, personalità della politica o sindacati?
“C’è stato interesse da parte di alcune piccole sigle sindacali, ma nessun impegno”

Pensi veramente che il tuo gesto possa essere d’aiuto a tutti? Perché?
“Penso che si debba parlare di più e più seriamente di precariato in Italia. Perché il problema non è solo l’oggi, ma il domani. Cosa succederà tra venti/trent’anni se non cambieremo modello? Come potremo supportare milioni di persone in là con gli anni che non hanno pensioni, case di proprietà e neppure certezza di uno stipendio mensile? I costi sociali sarebbero enormi, probabilmente insostenibili per lo Stato e la società civile. Ognuno deve fare la sua parte. Da parte mia, ho aperto un blog all’indirizzo www.noiprecari.blogspot.com. E’ una piccola iniziativa, ma spero possa diventare una piazza in cui i precari come me si ritrovano e cercano soluzioni”.

Guardando all’immediato futuro, cosa pensi di fare ora per te? E per gli altri?
“Mi concentrerò sul blog e continuerò a cercare di rappresentare la voce di tutti i precari come me”.

Non si va verso tempi migliori, almeno per un paio d’anni. Consigli da dare?
“Teniamo duro e andiamo avanti. Se avete dei sogni, conservateli con gelosia. Non permettete a nessuno di portarveli via o di dire che non servono a nulla. Ci vuole molta più forza per inseguire un sogno che per metterlo da parte. Soprattutto se vivi a Rieti”.

Adesso una domanda da colloquio di lavoro: dove e come ti vedi tra cinque anni?
“Mi vedo sottopagato, sfruttato e deluso. Spero di poter ancora fare il giornalista e lotterò fino all’ultimo per riuscirci. Quantomeno potrò dire di non essermi arreso”.

Guido Itari
(Mondo Sabino, dicembre 2008)"

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sono sempre più perplesso. mi chiedo come possa una persona credere che una laurea e un master bastino per "pretendere" un lavoro.

Anonimo ha detto...

sono un ex dipendente di iricav che ha perso il posto poiche' azienda con meno di quindici dipendenti.... (FALSO); ed il mio sindacato -cgil- non ha tutelato gli interessi miei e della mia famiglia e degli altri colleghi!!!!!
perche'?????
sono cinque mesi che non ho piu' disoccupazione, cosa fare per vivere??? non vado alla festa dei lavoratori...., perche' i sindacalisti di oggi ci hanno dimenticato.
festeggero' quella dei disoccupati, dei diseredati, degli abbandonati .
che vergogna italia...., cosa faremo ????

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